La ripresa dell’alba


Siamo in tre, tre visi pallidi con il naso rosso dal sole per le strade di medina, uno dei quartieri pi? popolari del centro di  Dakar. Cerchiamo un posto adatto per filmare con una super telecamera e tutta la sua super attrezzatura il risveglio del quartiere, un alba da cartolina insomma, per un documentario che stiamo realizzando in questi giorni.

L’impresa non ? delle pi? facili.

In compagnia di Amadi o di Adama perlustriamo le vie a caccia di una casa accessoriata di almeno quattro cinque piani, terrazza sul tetto e visuale aperta ad est per riprendere il sole. Purtroppo l’est che si osserva dai tetti di medina, da qualunque angolazione, sembra coincidere esattamente con la mole mastodontica e piramidale della sede della banca centrale dell’africa dell’ovest.  Da questa prospettiva potremmo sempre girare uno splendido spot per la banca con il sole nascente che sottolinea il suo profilo egiziano… ma perderemmo l’effetto del decollo del sole dall’orizzonte. Visitiamo due palazzi, un po’ periferici rispetto a medina, ma il paesaggio davanti a noi ? troppo triste (uno stadio fatiscente in primo piano con i palazzoni del centro di Dakar all’orizzonte costellati di antenne, cavi, insegne luminose e qualche gru del porto).

I vari senegalesi che incontriamo non sembrano molto affascinati dalla nostra impresa. Scuotono la testa, dicono a bassa voce “le solite stranezze dei bianchi”(se non peggio) mentre i guardiani delle case su cui ci arrampichiamo ci chiedono un po’ di soldi, non si capisce se per il disturbo, se per riscuotere una misteriosa tassa sulle stranezza da bianchi o se per semplice e pronta furberia. Noi non diciamo di no a nessuno ma continuiamo a cercare.

Proviamo sul ponte dell’autostrada nazionale, anche se ormai non siamo pi? a medina.

Il regista si ? quasi convinto e io rovino tutto con una brillante idea.

Visto e considerato che abbiamo abbandonato l’idea di riprendere l’alba da medina, potremmo cercare un luogo dove abbracciare un panorama pi? vasto, riprendere insomma tutta Dakar.

L’idea purtroppo piace e quindi ci dirigiamo ai piedi dell’orrendo monumento del rinascimento (o della rinascita) africana costruito in puro stile socialismo reale da esperti nord koreani ingaggiati dal poco parsimonioso presidente della repubblica senegalese Wade.

L’ecomostro ? davvero orribile ma il panorama ? eccezionale.

Costruito sopra una delle due “mammelle” di Dakar (la zona si chiama proprio cosi Mammeles), due collinette che spuntano vicino al punto pi? ad ovest sul mare della citt?, domina tutta la citt?, da ovest ad est.

Per scrupolo chiediamo il permesso ad un poliziotto annoiato che monta la guardia sopra la scala immensa e spacca polmoni veramente azteca e lui, finalmente felice di poter rivolgere la parola ad altri esseri umani ci rassicura.

Possiamo fare quello che ci pare.

Sentendoci un po’ Folco Quilici e un po’ Licia Col?, alle cinque di mattino partiamo in taxi e arriviamo ai piedi del monumento dove altri tre poliziotti, pi? annoiati e decisamente pi? nichilisti di quello di ieri ci informano che fino alle sette di mattina non si pu? accedere ai sacri piedoni dell’ecomostro.

Senza perderci d’animo, scavalchiamo un muretto e ci buttiamo sul marciapiede di un cavalcavia che costeggia la mammella del monumento, sopra al cimitero mussulmano di Oukame.

Montiamo l’attrezzatura, con la bussola puntiamo la telecamera verso est, regoliamo tutto quello che c’? da regolare e aspettiamo fiduciosi.

Sono le sei e quindici. E’ buio pesto.

Dopo dieci minuti il cielo incomincia a dipingersi di un buio meno buio e ci rendiamo conto che abbiamo fatto casino con la bussola e forse il sole potrebbe spuntare un dito a destra della nostra meticolosa inquadratura. Sono le 6 e quarantacinque, internet dichiara che il sole dovrebbe comparire ora…

Niente, il cielo diventa azzurro, sempre pi? chiaro, all’orizzonte c’? una specie di foschia lattiginosa, sar? smog, nuvole con la bronchite? non si sa…

Una specie di palla biancastra si palesa in mezzo al cielo, 30 minuti dopo. E’ il sole, ma noi non possiamo pi? riprenderlo. Due senegalesi infuriati ci hanno raggiunto cinque minuti prima e accusandoci di profanare i morti con la nostra telecamera demoniaca, ma non dei morti a caso, uno ? precisamente il padre, del padre del padre di uno dei due signori, ci minacciano senza tanti giri di parole e con gesti eloquenti di andarcene via subito. A nulla serve spiegare che non stiamo riprendendo il cimitero anzi ? in assoluto l’unica cosa fuori campo… ma non c’? verso. Dobbiamo scappare.

Cerchiamo un taxi intanto ci guardiamo intorno. Dove altro possiamo andare per riprendere l’alba? Sull’altra mammella c’? il “faro delle mammelle”, un vero ? proprio faro funzionante. Ci facciamo portare l? sopra dove incontriamo il guardiano. Dopo una rapida trattativa economica otteniamo il permesso per riprendere tutto quello che vogliamo quando e come ci pare (lo stipendio dei guardiani di fari non ? granch?). Il panorama ? ottimo. Mai fidarsi degli ecomostri costruiti sopra i cimiteri.

Per la cronaca due giorni dopo catturiamo finalmente l’alba.  Il sole ? pi? biancastro dell’alba precedente e compare in scena ancora pi? in alto nel cielo verso le sette e trenta.

Ci costa 15 euro e volendo nei titoli di coda del documentario possiamo anche scrivere in grassetto che nessun morto ? stato profanato durante la sua realizzazione….

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