16.02.25 diario 1w

Per motivi non così interessanti oggi pomeriggio ho trascorso un’ora e mezza a Sea Plaza, un centro commerciale sull’oceano nella corniche di Dakar.

Abitualmente domenica pomeriggio Sea Plaza e’ la meta preferita della fascia di popolazione più ricca e benestante.

Io, nonostante il colore della mia pelle sia ben allineata, non appartengo a quell’elite per diverse ragioni.

I ricchi o quasi ricchi qui si conoscono tutti e amano salutarsi più e più volte appena si incontrano. Svogliati pascolano tra vetrine e sedie dei bistrot, gettano occhiate severe ma accondiscendenti a figli generalmente piccoli e scatenati, tenuti quasi a bada da domestiche disperate. Sono per lo più libanesi e bianchi occidentali con qualche rara coppia di senegalesi. Il 95% dei bianchi occidentali sono cooperanti di grandi ong. Il 100% dei cooperanti si lamentano sulla loro condizione infernale di vita a Dakar. Forse quest’anno i saldi non sono all’altezza delle loro aspettative? Dalle loro facce tirate si intuisce solo che la situazione deve essere davvero insostenibile. L’aspetto dei bambini bradi è interessante/inquietante. Sono per lo più biondissimi, tipo villaggio dei dannati. I pochi meticci hanno sempre la madre bianca occidentale, mai il padre. 

Il tempo passa… i ricchi si spostano piano da un angolo all’altro, si salutano, si lamentano un po’, sgridano le domestiche, cambiano sedie, si risalutano, guardano una vetrina….

Si annoiano. Tutti.

Guadagno l’uscita da Sea Plaza ed esattamente a 100 metri sulla strada incontro due adolescenti vestiti quasi di stracci impegnati a specchiarsi dentro lo specchietto retrovisore di un camion in disarmo sul marciapiede.

Si sistemano a turno i capelli e si specchiano di nuovo. 

Hanno occhi felici. Sono elettrici. Non hanno soldi. Ma hanno tutto il resto.

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