? bientot mes amis, ? bientot Dakar


23/08/2015

 

Alle 4.30 suona la sveglia e, come nel pi? classico dei risvegli, ti ritrovi a pensare: ?Ti prego, ancora 5 minuti?. In questo caso, per?, non ? perch? vorresti dormire ancora, ma perch? non sei ancora pronto per salutare i bambini della Casamance. In un silenzio irreale, ci dirigiamo verso il pullmino che li ricondurr? a casa: nessuno parla, qualcuno piange, tutti hanno lo sguardo serio e gli occhi tristi. Yaya non ne vuole sapere di scendere dalle braccia di Giovanni. Alla fine il pullmino parte e noi rimaniamo l? a guardare per terra e cercando di trattenere le lacrime. Interviene il direttore: ?Muoviamoci che c?? ancora molto lavoro da fare?. Smontiamo i letti, riordiniamo le stanze, prepariamo i bagagli. Nel frattempo albeggia e noi siamo pronti per spostarci in Garderie.

Un poco alla volta anche le mamme di Dakar vengono a prendersi i loro bimbi e arriva per noi il momento di riaccompagnare i bambini di Medina a casa loro. La baraccopoli, ironia della sorte, si trova ai piedi di una grande banca ed ? recintata, volutamente separata dal resto del mondo. Iniziamo a capire perch? i bambini che ci vivono hanno fatto fatica a socializzare con gli altri durante il campo. Siamo stati preparati: non ci si mostra scossi, non si piange, non ci si dispera. Entrando, quello che ci troviamo davanti agli occhi ? la povert? pi? misera e condizioni di vita a cui nessuno di noi potrebbe mai abituarsi. Ma non ci sentiamo tristi, non ci viene da piangere, perch? le persone che ci accolgono in casa loro sono fiere e sorridenti. Ci invitano a condividere con loro quel poco che hanno e ci ringraziano sentitamente per quello che l?associazione fa per i loro bambini.

Sulla strada del ritorno inizia a diluviare. Quando arriviamo in Garderie fa freddo, c?? poca luce e molto silenzio, perch? i bambini, poco alla volta, se ne sono andati tutti.

Nonostante la tristezza della partenza, i primi malati (? mai possibile prendersi il raffreddore in Africa?!) e la stanchezza che inizia a farsi sentire, decidiamo di uscire a cena, ma appena tornati a casa crolliamo quasi tutti: ci aspetta un?altra sveglia alle 4.

Arriviamo in aeroporto e passiamo i controlli. P?re Bob rompe il silenzio e dice: ?Siamo ufficialmente fuori dal Senegal?. Ma una cosa ? certa: non vediamo l?ora di ritornarci.

Deni & Eli

Finita la riunione io eMaurice abbiamo parlato con Fatou del campo di vacanza, essendo lei pratica di colonie estive; ci saranno attivit? in condivisione tra toubab (termine che significa bianco in wolof) e senegalesi, animazione, sport, piccole rappresentazioni teatrali e mille altre cose.
Dopo quest’incontro io, Maurice, Valentina e Samba siamo andati a salutare le persone che vivono nella baraccopoli di Medina (il quartiere dove abitano alcuni bambini dell’asilo).
In mezzo alle tante persone che vi vivono all’interno, ai sorridenti bambini, all’accoglienza delle donne, prendono vita in noi tanti pensieri, ma soprattutto tutto ci? che ci circonda, lo stare qui, l’asilo, la scuola, si vestono di nuovo valore, ed ? un’emozione che ci accompagna fino alla sera, fin dentro l’ultimo pensiero pesante e felice prima di addormentarci. Sono questi momenti, questi incontri a volte a fare la differenza, a regalarci quel qualcosa in pi? che ci si porta al ritorno da questi viaggi.

Eli&Vale

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