Se pensi al peggio… poi ? meglio


Giunti a Dakar, felici ma col pensiero dei nostri amici a Lisbona, abbiamo aspettato Amady, il direttore dell’asilo che, insieme all’altro personale, ci ha accompagnato in taxi fino alla Garderie.
Durante il tragitto abbiamo avuto modo di entrare in contatto con la Dakar notturna, con le sue varie sfaccettature: dal taxi rattoppato con lo scotch e dalla gente accampata per strada ai quartieri pi? benestanti e alle villette familiari. 
Arrivati all’asilo nuovo, in uno dei quartieri medio-alti di Dakar, e superato il primo impatto dovuto a una realt? cos? diversa, abbiamo avuto modo di disfare i bagagli e dividere gli spazi con i compagni di avventura.
Nonostante fossero le tre passate, Amady ci ha accompagnato nella vecchia struttura per farci conoscere le persone che prenderanno parte al campo. Si sono rivelati tutti molto accoglienti, tant’? che ci hanno subito offerto l’Ataya, un th? tipico del Senegal. ? qua che ci ? giunta notizia che da l? a un’ora, saremmo dovuti andare a prendere i bambini arrivati da Casamance, una regione del sud del Paese. Guardandoci negli occhi ci ? parso scontato che saremmo stati svegli per accoglierli e dargli da subito il miglior benvenuto possibile. Amady, forse pi? consapevole dei tempi senegalesi, ha deciso di coricarsi in attesa del loro arrivo.
Sebbene fossimo stanchi per via del viaggio, abbiamo trascorso il tempo parlando e conoscendoci meglio. Le ore passavano e i discorsi degeneravano in frasi dal dubbio senso (vedi titolo) ma non per questo ci siamo persi d’animo, abbiamo anzi conosciuto una parte a noi ignota di Dakar, quella dei Muezzin che, alle 5 del mattino, iniziano a pregare richiamando i fedeli e trasformando la citt? in un coro di voci. 
Dopo la lunga attesa e un’ottima colazione alla ?boulangerie? del quartiere, Amady ci ha avvertito, con nostro grande stupore che, non solo i bambini erano arrivati, ma che si trovavano gi? alla Garderie. Emozionati li abbiamo quindi incontrati; nonostante i visi di tutti fossero provati, l’emozione traspariva dai gesti e dai volti. 
Alle nove del mattino era finalmente arrivata l’ora di andare a dormire!

Nel primo pomeriggio, abbiamo avuto modo di conoscere meglio i bambini, condividendo con loro, seduti in cerchio attorno a grandi piatti di riso e carne, il nostro primo pasto africano.
Subito dopo parte di noi ha discusso, insieme ai responsabili e al direttore senegalesi, delle attivit? e dell’organizzazione del campo, mentre altri esploravano con Seydou, il centro di Dakar.
Pi? tardi, i bambini si sono svegliati e tutti insieme Toubab, bimbi e responsabili, ci siamo recati alla scuola primaria per adattarla alle varie attivit?.
? qui che, per la prima volta, abbiamo avuto modo di vedere come, in poco tempo, un gruppo di persone fino a poco prima sconosciute ? in grado di cooperare nonostante le difficolt? linguistiche e culturali. Lo stupore provato nel vedere bambini cos? piccoli spiegare a noi Toubab come usare le ?bal??, le loro piccole scope, ? indescrivibile.
Per cena le nostre responsabili, Elisa e Chiara, conoscendo bene il luogo, ci hanno fatto assaggiare delle specialit? senegalesi in un delizioso centro culturale francese, consigliatoci anche dal nostro, gi? caro amico, Amady . Per arrivarci abbiamo attraversato una buona parte di Dakar in taxi e siamo rimasti particolarmente colpiti da come quelli che loro considerano i quartieri medio alti, siano lontani dalla nostra concezione dei medesimi.
Inoltre, entrando nel centro, ci siamo sentiti come in ? un altro mondo?: mai avremmo pensato che un quartiere in un certo senso spartano, potesse nascondere un cos? particolare locale.
Cos?, con il cuore pieno di gioia e di euforia siamo andati a dormire pensando a quante sorprese ci riveler? quest’avventura.

Elena d. e Irene

Finita la riunione io e Maurice abbiamo parlato con Fatou del campo di vacanza, essendo lei pratica di colonie estive; ci saranno attivit? in condivisione tra toubab (termine che significa bianco in wolof) e senegalesi, animazione, sport, piccole rappresentazioni teatrali e mille altre cose.
Dopo quest’incontro io, Maurice, Valentina e Samba siamo andati a salutare le persone che vivono nella baraccopoli di Medina (il quartiere dove abitano alcuni bambini dell’asilo).
In mezzo alle tante persone che vi vivono all’interno, ai sorridenti bambini, all’accoglienza delle donne, prendono vita in noi tanti pensieri, ma soprattutto tutto ci? che ci circonda, lo stare qui, l’asilo, la scuola, si vestono di nuovo valore, ed ? un’emozione che ci accompagna fino alla sera, fin dentro l’ultimo pensiero pesante e felice prima di addormentarci. Sono questi momenti, questi incontri a volte a fare la differenza, a regalarci quel qualcosa in pi? che ci si porta al ritorno da questi viaggi.

Eli&Vale

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