Il rosso sul nero


Domenica scorsa (22 marzo 2009) si sono svolte in Senegal le elezioni municipali, regionali e rurali. Il partito del presidente della Repubblica Senegalese Wade, il PDS, e la coalizione di governo SOPI hanno incassato una clamorosa e umiliante sconfitta.

Nelle traballanti democrazie africane governate per la maggior parte da patetici dittatori appena mascherati da ipotetiche velleit? costituzionali, dove le elezioni si trasformano il pi? delle volte in campagne di consenso della popolazione nei confronti del potere, ottenute grazie a brogli e intimidazioni, ? del tutto improbabile che un presidente in carica venga sconfitto a met? mandato.

Superficialmente, si potrebbe credere che attraverso queste elezioni il sistema democratico senegalese abbia dato prova di essere pi? maturo rispetto agli altri paesi africani… ma c?? dell?altro.

Preoccupato dall?escalation di scioperi violenti che da mesi animavano il Senegal, circa due mesi fa il presidente Wade, di ritorno da un viaggio in Asia, ha suggerito un nuovo modo di manifestare il dissenso e la protesta. Basta scioperi, basta manifestazioni, da quel momento per esprimere la propria opposizione sarebbe stato pi? opportuno indossare un sobrio bracciale rosso come gli scioperi bianchi cinesi.

Contrariamente alle previsioni, alla gente questa idea ? piaciuta parecchio forse perch? qui vanno tutti pazzi per il calcio e sventolare qualcosa di rosso ricorda il gesto dell?arbitro che espelle il giocatore scorretto durante le partite.

Il Senegal ha iniziato a tingersi di rosso. Tutte i comizi previsti dalla coalizione SOPI sono stati accolti da una marea umana dipinta di rosso. Mi hanno raccontato che a Kaolack e nella periferia di Dakar la gente ha fatto indossare foulard rossi alle mucche, cani, pecore, montoni e alcuni sarti hanno guadagnato piccole fortune confezionando a ritmo industriale bubu (i vestitoni tipici senegalesi) di un bel rosso acceso anche perch? indossato sul nero ? un accostamento cromatico mica male.

Per capovolgere questa reazione inaspettata Wade ha deciso di mettere in moto una campagna elettorale negli ultimi giorni in prima persona nel tentativo di trasformarle in un referendum sul suo operato. Nel farlo ha commesso almeno due errori.

Il primo, ricalcando il modello degli altri ?presidenti africani?, ha insistito per spingere la candidatura del figlio a sindaco di Dakar, una mossa che ha suscitato la disapprovazione di tutti i senegalesi (?Non siamo mica in Gabon? hanno commentato sprezzanti)

Il secondo alla gente non sembrava vero di poter sventolare di persona sotto il naso del presidente della repubblica il rosso dell?espulsione e in tutti i comizi Wade ? stato costretto a scappare via senza aver detto nemmeno una parola inseguito dalla folla in rosso.

Per salvare le apparenze, l?ultimo giorno di campagna elettorale, la coalizione SOPI ha organizzato una manifestazione imponente lungo Boulevard Centenaire, pagando 5.000 fcfa a chiunque avesse manifestato il proprio appoggio applaudendo e sventolando foulard bianchi.

Inutile dire che il boulevard era stracolmo di gente, che ha intascato i soldi e due giorni dopo ha votato di gusto contro Wade. Subito dopo la vittoria dell?opposizione, che hanno semplicemente cavalcato l?ondata di rabbia della gente, in Senegal ? iniziata una campagna per ottenere le dimissioni di Wade. Tutti attendono una conferenza stampa, che viene ogni giorno rimandata al giorno dopo. Mentre girano voci che i servizi segreti senegalesi hanno fatto pervenire un rapporto confidenziale (talmente confidenziale che lo so anch?io) con la descrizione della preparazione di attentati a dire il vero un po? surreali (elicotteri a noleggio che sparano sulle autorit?) durante la prossima festa dell?indipendenza prevista il 4 aprile, le proteste tinte di rosso continuano. Ieri (27 marzo) all?inaugurazione della giornata internazionale del teatro, un collettivo di attori di una compagnia teatrale vestiti di rosso hanno interrotto una conferenza al Teatro Sorano davanti ai ministri e ai responsabili delle istituzioni?

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